Una domanda che ha senso farci, dopo che abbiamo preparato la strada al nostro sbarco sulla piattaforma è: come funziona l’algoritmo di LinkedIn?
Una prima risposta la possiamo prendere analizzando il diagramma che ci viene proposto da LinkedIn stesso.
Ecco come la piattaforma tratta e distribuisce i contenuti.

(Fonte: https://engineering.linkedin.com/blog/2017/03/strategies-for-keeping-the-linkedin-feed-relevant)
Come possiamo tradurre lo schema?
Ogni volta che pubblichiamo un contenuto, esso è sottoposto ad alcune analisi e viene giudicato a seconda di alcuni fattori che compongono il “ranking”.
Per ranking si intende un punteggio che LinkedIn assegna alle nostre pubblicazioni, decidendo se darne poca o molta visibilità.
Ma prima, forse, è bene spiegare cosa succede quando pubblichiamo un contenuto.
Il post viene classificato automaticamente dal software in circa 200 millisecondi come spam, di bassa qualità oppure idoneo.
A questo punto il sistema controlla per vedere l’impatto del contenuto sugli altri utenti.
Su una piccola nicchia presa come test dall’algoritmo.
Se il contenuto viene interagito dagli utenti, con le azioni definite “virali” (commento, like, condivisione), il sistema misura il risultato ottenuto decidendo dunque che visibilità attribuirgli.
Il processo non è concluso.
Il sistema a questo punto tiene ancora sotto osservazione il contenuto per vedere come viene accolto dalla community verificando quanti utenti raggiunge, quanti e quali membri interagiscono, i tempi e le quantità di reazioni, quanti lo segnalano oppure lo nascondono.
Le segnalazioni di bassa qualità di un post vengono analizzate in tempo reale e se raggiungono un numero elevato vengono smistate ad un gruppo di dipendenti LinkedIn per una revisione ulteriore.
Ci saranno azioni dei revisori di LinkedIn anche nel caso il post risulti pertinente: se il post raggiunge ottimi risultati, verrà analizzato più a fondo.
Ecco spiegato il perché post che hanno già qualche settimana alle spalle, appaiano ancora nei feed degli utenti anche nel giro di alcuni giorni/settimane (in alcuni casi) insieme a contenuti più recenti.
Quali sono i fattori di ranking del contenuto?
- Reazioni e commenti
Anche LinkedIn si è conformato ad altri social (come Facebook) e ha aggiunto le “reactions” con cui è possibile indicare sotto ogni post il proprio livello di gradimento.
Ma anche (e soprattutto) i commenti sono indicativi del livello di coinvolgimento degli utenti con un contenuto: maggiore è lo scambio di opinioni sotto a un post, maggiore sarà la possibilità che altri utenti nella nostra cerchia lo vedano.
- Condivisioni
Esistono anche le condivisioni di un post, che contribuiscono a dargli maggiore visibilità, ma paradossalmente per le tesi algoritmiche che ti sto argomentando, questa opzione ha meno efficacia del commento.
- Pertinenza
L’algoritmo è in grado di comprendere il livello di attinenza dei contenuti con cui interagiamo, mettendoli in relazione anche con la sua interpretazione del nostro profilo.
- Probabilità di interazione con i contenuti
Le reazioni, i commenti, le condivisioni, la pertinenza costituiscono un punteggio che l’algoritmo assegna ad ogni contenuto e in base al quale vengono scelti i post con cui il sistema preveda che avremo maggiore possibilità di interagire.
- Tempo
A questa variabile LinkedIn tiene moltissimo, al fine di garantire qualità e soddisfazione ai suoi utenti: più tempo le persone trascorrono leggendo i nostri contenuti, più saremo considerati autorevoli (rilevanti).
Come ragiona l’algoritmo nel comporre la mia “bacheca”?
Nel feed non viene mostrato di default tutto ciò che viene pubblicato dai collegamenti di primo grado, ma solamente i contenuti considerati interessanti per noi.
Che insegnamenti posso trarre dalla conoscenza dell’algoritmo di LinkedIn?
Dobbiamo far capire all’algoritmo e agli utenti (ai quali miriamo), cosa è interessante per noi e di che cosa ci occupiamo, affinché i nostri contenuti vengano classificati correttamente (se interessanti, utili e pertinenti, di qualità, ovviamente).
LinkedIn ha integrato il tempo di permanenza nel suo algoritmo per aumentare la probabilità che gli utenti vedano i post con cui probabilmente interagiranno, è necessario dunque che non ci dimentichiamo di essere dei contributori che aggiungono valore e non membri passivi della comunità o che si limitano a condivisioni secche e sterili di contenuti altrui.
Per avere contenuti interessanti sulla nostra bacheca così da avere un’esperienza piacevole possiamo “forzare” l’algoritmo nascondendo contenuti di poco interesse e “migliorando il nostro feed” (esiste proprio questa opzione specifica che ci mette nelle condizioni di far capire meglio alla piattaforma cosa mostrarci e cosa no).
Da “creators” dobbiamo invece pubblicare dei contenuti che siano interessanti e che facciano “sostare” gli utenti sul nostro post, cercando di ingaggiare le persone, stimolandole a “conversazioni” attinenti ed approfondimenti successivi.
Capito questo, allora puoi fare un passo avanti verso il tuo sbarco su LinkedIn.
(2 – continua)