Una domanda che ha senso farci, dopo che abbiamo preparato la strada  al nostro sbarco sulla piattaforma è: come funziona l’algoritmo di LinkedIn?

L’algoritmo di LinkedIn ha una missione chiara: dare rilevanza ai contenuti.

Ciò significa presentare agli utenti post e articoli che rispecchiano i loro interessi, stimolando un coinvolgimento genuino e costruttivo.

Non tutti i post che pubblichi raggiungono indistintamente ogni collegamento o follower; al contrario, LinkedIn seleziona e mostra i tuoi contenuti a segmenti specifici di utenti.

Questa selezione si basa su chi è online in quel momento e su chi ha interagito con i tuoi contenuti in passato, creando un’esperienza personalizzata e significativa per ciascun utente.

La vera essenza dell’algoritmo organico di LinkedIn si fonda sulla premiazione dei contenuti ritenuti informativi e di valore per la community.

Questo principio guida contribuisce a elevare la qualità complessiva della piattaforma, riducendo al contempo la visibilità di quei post che vengono considerati superficiali o poco pertinenti.

L’intento è chiaro: incentivare la condivisione di esperienze, conoscenze e insight capaci di arricchire professionalmente chi legge, promuovendo un ambiente di apprendimento e crescita collettiva.

La lotta alla Bassa qualità e allo Spam

Per mantenere alta la qualità dei contenuti, LinkedIn adotta un approccio ibrido che combina l’intelligenza artificiale con la verifica umana.

Questo sistema, supportato da un’infrastruttura chiamata FollowFeed, è progettato per identificare e ridurre la visibilità dei contenuti di bassa qualità e dello spam.

“Ciò che può passare come contenuto accettabile su un social network generico potrebbe non essere un’esperienza piacevole su un social network professionale come LinkedIn”, afferma la piattaforma.

L’obiettivo è chiaro: eliminare il maggior numero possibile di contenuti poco rilevanti, preservando l’integrità e la professionalità dello spazio condiviso.

Possiamo capire meglio cosa accade dopo che abbiamo pubblicato un post analizzando il diagramma che ci viene proposto da LinkedIn stesso.

Ecco, quindi, come la piattaforma tratta e distribuisce i contenuti, cercando di combattere lo spam e i contenuti poco rilevanti.

Come possiamo tradurre lo schema?

Ogni volta che pubblichiamo un contenuto, esso è sottoposto ad alcune analisi e viene giudicato a seconda di alcuni fattori che compongono il “ranking”.

Per ranking si intende un punteggio che LinkedIn assegna alle nostre pubblicazioni, decidendo se darne poca o molta visibilità.

Ma prima, forse, è bene spiegare cosa succede quando pubblichiamo un contenuto.

Il post viene classificato automaticamente dal software in circa 200 millisecondi come spam, di bassa qualità oppure idoneo.

A questo punto il sistema controlla per vedere l’impatto del contenuto sugli altri utenti.

Su una piccola nicchia presa come test dall’algoritmo.

Se il contenuto viene interagito dagli utenti, con le azioni definite “virali” (commento, like, condivisione), il sistema misura il risultato ottenuto decidendo dunque che visibilità attribuirgli.

Il processo non è concluso.
Il sistema a questo punto tiene ancora sotto osservazione il contenuto per vedere come viene accolto dalla community verificando quanti utenti raggiunge, quanti e quali membri interagiscono, i tempi e le quantità di reazioni, quanti lo segnalano oppure lo nascondono.

Le segnalazioni di bassa qualità di un post vengono analizzate in tempo reale e se raggiungono un numero elevato vengono smistate ad un gruppo di dipendenti LinkedIn per una revisione ulteriore.

Ci saranno azioni dei revisori di LinkedIn anche nel caso il post risulti pertinente: se il post raggiunge ottimi risultati, verrà analizzato più a fondo.

Ecco spiegato il perché post che hanno già qualche settimana alle spalle, appaiano ancora nei feed degli utenti anche nel giro di alcuni giorni/settimane (in alcuni casi) insieme a contenuti più recenti.

Quali sono i fattori di ranking del contenuto?

  • Reazioni, commenti e condivisioni

Anche LinkedIn si è conformato ad altri social (come Facebook) e ha aggiunto le “reactions” con cui è possibile indicare sotto ogni post il proprio livello di gradimento.
Ma anche (e soprattutto) i commenti sono indicativi del livello di coinvolgimento degli utenti con un contenuto: maggiore è lo scambio di opinioni sotto a un post, maggiore sarà la possibilità che altri utenti nella nostra cerchia lo vedano. Esistono anche le condivisioni di un post, che contribuiscono a dargli maggiore visibilità, ma paradossalmente per le tesi algoritmiche che ti sto argomentando, questa opzione talvolta può avere meno efficacia del commento.

  • Pertinenza

L’algoritmo è in grado di comprendere il livello di attinenza dei contenuti con cui interagiamo, mettendoli in relazione anche con la sua interpretazione del nostro profilo. Sii pertinente con i tuoi contenuti alle tue sfere di interesse e alla tua area di business. Lascia stare i gattini 😊

  • Probabilità di interazione con i contenuti

Le reazioni, i commenti, le condivisioni, la pertinenza costituiscono un punteggio (rank) che l’algoritmo assegna ad ogni contenuto e in base al quale vengono scelti i post con cui il sistema preveda che avremo maggiore possibilità di interagire.

  • Tempo

Non dimenticare: al fine di garantire qualità e soddisfazione ai suoi utenti LinkedIn considera che più tempo le persone trascorrono leggendo i nostri contenuti, più saremo considerati autorevoli (rilevanti).

Come ragiona l’algoritmo nel comporre il mio “feed”?

Nel feed non viene mostrato di default tutto ciò che viene pubblicato dai collegamenti di primo grado, ma solamente i contenuti considerati interessanti per noi.

Inoltre, l’algoritmo considera la forza della connessione tra il creatore del contenuto e il destinatario, privilegiando i post provenienti da contatti con i quali l’utente ha interagito frequentemente in passato.

Che insegnamenti posso trarre dalla conoscenza dell’algoritmo di LinkedIn?

Dobbiamo essere “verticali” per far capire all’algoritmo (ottimizzando il profilo) e agli utenti che abbiamo messo nel nostro mirino, di che cosa ci occupiamo e di che cosa parliamo, affinché i nostri contenuti vengano classificati correttamente (se interessanti, utili e pertinenti, di qualità, ovviamente).

Non si può stare a guardare, ma la piattaforma ci invita a pubblicare dei contenuti che siano interessanti e che facciano “sostare” gli utenti attirando la loro attenzione, stimolandole a “conversazioni” attinenti ed approfondimenti successivi.

Diventa, quindi, vitale mantenere un’attività regolare sulla piattaforma, interagendo con i post di altri utenti e costruendo relazioni autentiche all’interno della nostra rete professionale.

Per avere contenuti interessanti ogni volta che apriamo il social, così da avere un’esperienza piacevole e arricchente, possiamo “forzare” l’algoritmo nascondendo contenuti di poco interesse e “migliorando il nostro feed” (esiste proprio questa opzione specifica che ci mette nelle condizioni di far capire meglio alla piattaforma cosa mostrarci e cosa no).

Capito questo, allora puoi fare un passo avanti verso il tuo sbarco su LinkedIn.

Se hai dei dubbi, contattami. Sarò felice di aiutarti.