Prevenire è meglio
Quante volte ci hanno detto “non accettare caramelle dagli sconosciuti”?
Quante volte lo abbiamo ripetuto noi ad altri?
È esattamente questa la prima regola da insegnare ai minori che si approcciano ai social.
Si pensa comunemente che sia facile nascondere la propria e reale identità sul web (il realtà l’anonimato non esiste davvero).
Al di là di ciò, non è detto che chi si presenta a noi con un nome, un’età ed una foto sia realmente chi dice di essere.
Nel dubbio: non accettiamo “amicizie”.
E verifichiamo le identità in qualche modo (ricercare su Google la foto profilo potrebbe mostrarla come appartenente ad altri, per esempio).
Questo il primo approccio.
Poi venendo al lato più tecnico ….
Sapevi che in Italia i social sono vietati ai minori di anni 13?
Oltre a suggerire dei comportamenti virtuosi ecco alcuni consigli più tecnici:
- impostazioni privacy (facciamo vedere i contenuti a chi desideriamo realmente li vedano)
- connettiamoci con amici reali
- sensibilizzare al NON dare mai a nessuno i propri dati sensibili (indirizzo, telefono) né più di tanto promuovere i propri spostamenti
- non pubblicare o condividere fotografie ambigue o succinte, in generale (se possibile) limitarsi ad un uso consapevole di selfie e foto che sia attento al fatto che in queste foto venga ripreso qualcun altro e che sia importante averne il pieno consenso ferme restando le restrizioni di cui sopra
Detto questo è importante che il/la ragazzo/a si senta a suo agio e che segnali ad un adulto (ed anche a chi gestisce il social) bloccando i contatti che dovessero arrecare disturbo o non far percepire serenità.
E se a dar fastidio fosse un/una coetaneo/a realmente esistente?
Anche in questo caso è sempre bene segnalare il disagio ad altri e non cercare vendette personali.
Si possono creare meccanismi di cyberbullismo anche micro, ma se abituiamo i ragazzi a parlarne con noi (genitori o figure di riferimento altre) sicuramente potremmo prendere il problema per tempo prima che degeneri.
Una ventina di anni fa avrei suggerito di non tenere la postazione del pc nella camera da letto dell’adolescente, oggi con smartphone e device mobili questa conditio non è più facilmente applicabile, pertanto deve aumentare consapevolezza e sensibilizzazione del mondo adulto agli eventuali segnali che si dovessero percepire.
E’ facile dire sulla carta che è importante avere un dialogo aperto coi ragazzi, ma sappiamo bene che anche in contesti non particolarmente problematici gli adolescenti attraversano fasi in cui fanno fatica a confidarsi con il mondo adulto. E che certe situazioni mettono in imbarazzo e fanno provare vergogna anche se inconsapevole.
Pertanto è responsabilità fortissima del mondo adulto cercare di sorvegliare certi comportamenti ed abitudini in modo da scoprire l’emergenza di problemi attraverso i segnali indiretti che magari vengono forniti.
Detto di Facebook comportamenti simili si possono e si debbono promuovere anche nell’utilizzo di altri social o della posta elettronica o messaggistica istantanea.
E’ bene anche evidenziare che filmare terze persone senza il loro consenso non è consentito dalla Legge nè tantomeno pubblicarne i filmati realizzati.
Se vi fossero persone o coetanei che utilizzassero questi sistemi in luoghi poco consoni (ad esempio i bagni) potrebbero esserci dei problemi anche molto gravi.
Siamo tutti messi nelle condizioni di comunicare e pubblicare senza limiti tecnologici il più delle volte, ma dobbiamo imparare noi stessi e poi trasmettere i limiti imposti dalla lealtà, del pudore, dall’amicizia e dal vivere comune, oltre che quelli legislativi.
Poi è possibile agire anche in modo più diretto:
- non è detto che si debba dotare di uno smartphone anche il bambino
- “proteggere” i browser condivisi da un certo tipo di contenuti e verificarne la cronologia periodicamente
- utilizzare insieme lo strumento e discutere di eventuali situazioni che si dovessero incontrare
- dotare eventuali smartphone di crediti di telefonia e navigazione ricaricabili e controllarne i consumi
Insomma, la prudenza non è mai troppa.
Non dobbiamo cedere all’allarmismo o alla guerra dei divieti, tuttavia la consapevolezza sarà l’arma che avremo per dominare certi fenomeni.
Se noi adulti sappiamo e conosciamo i sistemi e i possibili rischi (oltre che i vantaggi) allora sapremo indirizzare meglio le generazioni a venire.
Sono fermo sostenitore che il problema oggi non sia lo strumento, ma la non consapevolezza del suo utilizzo.