Ci sono momenti in cui ci sentiamo intrappolati.
Non in una riunione, non nel traffico, ma… in una chat di gruppo.
Che si tratti di WhatsApp, Telegram o qualsiasi altro strumento, le chat hanno reso la comunicazione immediata, comoda, continua.
Ma hanno anche creato nuovi disagi: notifiche infinite, discussioni sterili, confusione, ansia da “visualizzato”.
Come formatore digitale, credo che l’educazione alla comunicazione passi anche da qui.
Ecco perché ho deciso di raccogliere alcune riflessioni – e buone pratiche – per sopravvivere alle chat, e farle tornare strumenti utili, non fonte di stress.
L’invasione silenziosa delle chat
Una volta c’erano le telefonate. Poi gli SMS. Ora le chat.
Oggi ogni ambito della nostra vita ha almeno un gruppo:
- lavoro;
- scuola (a volte più d’uno);
- sport;
- condominio;
- gruppo dei genitori;
- famiglia estesa e tante altre.
Spesso entriamo in un gruppo con un obiettivo preciso (condividere avvisi, coordinare un’attività), ma col tempo quel flusso si trasforma: foto, meme, messaggi vocali, auguri, link, polemiche.
E alla fine… ci perdiamo i messaggi importanti.
Il problema non è solo la quantità, ma la qualità della comunicazione.
Perché le chat ci stancano (anche se non lo ammettiamo)
Non è solo una questione di tempo: è una questione cognitiva ed emotiva.
Le chat ci stancano perché:
- non hanno orari: puoi ricevere messaggi anche di notte;
- sono disordinate: informazioni importanti sepolte sotto emoticon e frasi di circostanza;
- creano pressione sociale: hai visualizzato, devi rispondere… e subito;
- alimentano il rumore: quando tutto è comunicazione, niente è comunicazione.
Le chat di classe, in particolare, rischiano di trasformarsi in una giungla di messaggi ridondanti, con contenuti importanti che si perdono tra inviti, emoji e opinioni (non richieste).
Strategie per gestire le chat (senza senso di colpa)
La buona notizia è che non dobbiamo subirle.
Possiamo imparare a gestirle.
Ecco alcune buone pratiche che puoi mettere in atto fin da subito:
1. Silenzia le notifiche
Hai il diritto di non ricevere notifiche 24/7. Silenzia gruppi e chat che non richiedono una risposta immediata.
2. Rispondi quando puoi, non quando ti aspettano
La risposta rapida non è un obbligo. Prenditi il tuo tempo, rispondi con calma e chiarezza.
3. Stabilisci regole nei gruppi
Un gruppo funziona meglio se ha limiti condivisi:
- evitare buongiorni e catene;
- messaggi sintetici;
- evitare polemiche via chat.
L’eccesso di contenuti non rilevanti distorce la funzione comunicativa delle chat.
Troppi eventi, troppi messaggi = meno attenzione = contenuti importanti che passano inosservati. E’ facile che prevalga lo spam.
4. Se serve, esci
Non sei obbligato a restare in ogni chat. Se un gruppo non è più utile o ti genera disagio, uscire è legittimo.
L’educazione digitale passa anche dalle chat
Le chat sono anche uno spazio di relazione, e come tale vanno educate.
Vale la netiquette, ma vale anche il buon senso.
Ecco alcuni principi utili:
- Scrivi solo ciò che diresti a voce.
- Chiediti sempre: “è davvero necessario scrivere questo?”
- Evita sarcasmo, allusioni, tono aggressivo.
- Non inoltrare contenuti non verificati.
Le chat possono essere uno strumento educativo, anche per i ragazzi.
Se vedono adulti che sanno comunicare bene online, imparano a farlo anche loro.
Inoltre ne va della reputazione di ciascuno di noi, pensiamoci!
Concludendo: comunicare meno, comunicare meglio
Comunicare tanto non vuol dire comunicare bene.
Le chat non devono sostituire il dialogo reale né diventare il nuovo stress quotidiano.
Possiamo imparare a usare questi strumenti in modo consapevole:
- meno messaggi, più contenuti;
- meno notifiche, più attenzione;
- meno urgenza, più rispetto dei tempi.
Sopravvivere alle chat si può.
Basta riconoscerne i limiti, riprendersi il controllo e scegliere di comunicare meglio, non di più.