Foto del primo giorno di scuola (magari inquadrando anche altri), foto del primo bagno al mare, foto del primo gol o del saggio, foto con vestiti o acconciature ridicole, scatti di feste o ricorrenze, selfie e quanto di più la nostra mente possa immaginare…

Proviamo a pensare che queste immagini potrebbero essere prese da persone terze per scopi commerciali o (peggio) per fotomontaggi infami.

Proviamo ad immaginare che certuni potrebbero interessarsi ai protagonisti in modo morboso ed iniziare a seguire certi spostamenti grazie ai dettagli ai quali i fotografi non pensano, ma che ci sono e che non si nascondono facilmente.

Se, tuttavia, proprio non resistiamo, almeno evitiamo di pubblicare le foto in costume da bagno, in indumenti intimi o senza veli.

Sono le immagini più ricercate, ahimè.

Certo, è possibile impostare la privacy per permettere solo ad un certo pubblico la visione di certe immagini, ma se tra quel pubblico ci fosse qualcuno in malafede?

O in buonissima fede che si permette di condividere ingenuamente il nostro contenuto così prezioso?

Sono un padre e come tanti altri sono orgoglioso. Ma prevale in me questa consapevolezza.

Sarò allarmista?

Non penso, tuttavia sono questi i motivi per cui non pubblico online le foto dei miei adorati figli e i motivi per cui suggerisco ad altri di evitare di farlo.

Questo modus operandi ogni tanto non fa contenti i nonni, ma grazie alla messaggistica privata è facile farli sorridere quando sono in astinenza da nipoti.

Sarebbe bello poter essere tranquilli e liberi di agire senza dover pensare ai tranelli e sotterfugi, speso però mi chiedo anche: quando mio figlio quando sarà adolescente o adulto sarà entusiasta di vedersi conciato da “cretinetti” o immortalato in momenti magari intimi o privati?

Proviamo a pensare cosa diranno tra quindici anni i protagonisti di queste inquadrature.

L’appello non è solo a noi genitori, ma a zii, nonni, educatori, insegnanti, istruttori, allenatori…

Facciamo molta attenzione.

Se curi un centro estivo o attività educative per l’infanzia magari prova ad effettuare inquadrature che non mostrino l’identità o particolari dei piccoli protagonisti, ad esempio.

Alternative ne esistono.

Privacy e consenso

Le foto sono un dato personale perché rendono identificabile un individuo

Subentra un problema normativo.

Non possiamo pubblicare fotografie senza il consenso esplicito dell’interessato/a.

Chi vuole pubblicare foto scattate ai minori ha bisogno di una liberatoria firmata da entrambi i genitori, ad esempio.

Dobbiamo fare attenzione, oltretutto, perchè questa logica vale anche per i selfie, le foto scattate anche tra adulti: prima di pubblicarle o diffonderle abbiamo bisogno del consenso per poterlo fare.

Diritto all’oblio

Se qualcuno pubblica foto a nostra insaputa cosa possiamo fare?

Se qualcuno pubblica foto senza il nostro consenso, chiediamone la rimozione immediata e se non avvenisse rivolgiamoci ad autorità competenti.

Allarghiamo il ragionamento anche al cosiddetto “diritto all’oblio“, ossia il “diritto spettante ad ogni cittadino di richiedere la cancellazione o l’aggiornamento di una notizia che lo riguardi in prima persona. Esso viene posto tra i diritti inviolabili dalla costituzione e sancisce il diritto di ogni individuo ad essere dimenticato e a non essere più ricordato per quei fatti che siano stati oggetto di cronaca in passato, destinati a ritornare nella sua sfera privata.” (Fonte: TestMagazine)

E’ possibile quindi ricorrere e provare a far rimuovere contenuti che riteniamo possano ledere o essere nocivi (se di nostra provenienza/proprietà) o se violano le normative vigenti.

Magari otterremo che tali contenuti non siano rintracciabili tramite le ricerche, tuttavia se qualcuno fosse in possesso degli “url di provenienza” (non è scontato che vengano rimossi) di questi contenuti poi se ne potrebbe appropriare qualcun altro o semplicemente basterebbe farne uno screenshot per averli ancora disponibili.

E sui social?

Se pensiamo ai social, quando postiamo una foto (scattata da noi e che quindi di nostra proprietà), siamo così certi che questo copyright poi rimanga?

Se andiamo a leggere le informative sui regolamenti (ad esempio di Facebook) il dubbio rimane.

L’utente è in effetti il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate sul social?

Certo abbiamo la possibilità di controllare le modalità di condivisione mediante le impostazioni sulla privacy.

Relativamente ai contenuti coperti da diritti di proprietà intellettuale, ad esempio foto e video, Facebook li chiama “Contenuti IP”, si legge nel Regolamento, che l’utente concede alla piattaforma in licenza non esclusiva (Licenza IP), trasferibile, valida in tutto il mondo, per l’utilizzo di qualsiasi Contenuto IP pubblicato sul social. 

Tale licenza termina nel momento in cui l’utente decide di cancellare il proprio account o i contenuti stessi, a meno che però (e non è così inusuale) tali contenuti non siano stati condivisi con terzi e che questi li abbiano conservati.

Facebook, inoltre, consente all’utente di condividere i propri contenuti usando l’impostazione “Pubblica”: in questo modo l’utente permette a tutti, anche alle persone non iscritte al social network, di conoscere le informazioni “postate” e di associarle al suo profilo.

Andiamo a riguardare tutti i post che abbiamo pubblicato in questi anni sui profili social.

Controlliamo i livelli di privacy e compiamo la scelta di tenerli o magari rimuoverli in modo precauzionale.

Perchè non pubblico le foto dei miei figli online: conclusioni

Non so se sono riuscito ad argomentare la scelta (consapevole) per cui non pubblico foto che ritraggono i miei figli sui social e non autorizzo altri a farlo (se non in casi assolutamente eccezionali e rari che possono essere magari accaduti in passato).

Lo sharenting (si chiama nel gergo) è un’abitudine più rischiosa che utile.

I like e gli apprezzamenti possiamo conquistarli anche in altro modo, no?

p.s. non sono un giurista: se vi fossero professionisti del settore che trovassero inesattezze me le segnalino e rettificherò quanto scritto.