Marketing per l’associazionismo

Inizio un percorso che spero possa essere utile ad una “nicchia” in realtà molto frequentata e affatto banale.

Perchè?

Conosco il bellissimo mondo dell’associazionismo perché per vari motivi nella mia vita l’ho frequentato in lungo ed in largo e continuo ancora oggi a farlo, avendo la fortuna di vivere in un territorio come quello emiliano-romagnolo, che ne è davvero ricchissimo.

Un pianeta affascinante, ricco di persone appassionate e di tanto potenziale.
Ci sono realtà locali che sono straordinarie, che fanno cose straordinarie.
Eppure in pochi sanno quello che viene prodotto ed il valore sociale che è restituito al territorio, perché il problema è sempre lo stesso.

La comunicazione fai-da-te

Tutto il lavoro molte volte si basa su volontariato o simil (pseudo) tale o in alcuni casi coordinare un’associazione è un secondo lavoro per uno o due leader che “tirano la carretta” e che si fanno in quattro.

Come è facile immaginare questo modello tende ad avere vizi capitali: il tempo ed il denaro.
Anche se c’è la volontà di crescere e ve ne sarebbero le potenzialità.
Nasce qui “lo stallo”.

Il desiderio di comunicare e promuoversi emerge, ma sempre con un occhio al budget, che troppo spesso è risicato e non utilizzato per scopi promozionali.
Allora ci si rivolge ad amici o parenti “smanettoni” oppure all’associato/dirigente che ogni tanto posta qualcosa su Facebook ed invita i propri contatti ai più svariati eventi.
Con risultati esigui, che non giustificano le fatiche ed il tanto impegno.

Se la strategia di comunicazione non è efficace va rivista.
Se non si hanno risultati bisogna mettere in crisi il proprio modus operandi.
Se non si hanno le competenze è forse meglio evitare di sprecare tempo.

Ad ognuno il suo, quindi.

Ma anche nel mondo del volontariato è necessario agire come si farebbe in azienda?

Se le attività che si fanno non sono auto-finanziate o se non vi sono finanziamenti derivanti da bandi pubblici come è possibile sostenerle?

Le normative si stanno inasprendo e creando molte difficoltà al mondo del Terzo Settore.

Se l’Agenzia delle Entrate pretende un modus operandi specifico, è vero che oggi come oggi un’associazione non è più un passatempo ma diventa un impegno (sempre sociale) ma anche molto complesso.

Anche la comunicazione è un aspetto che richiede conoscenza e professionalità, ma che va “guardata” come un investimento, che dà un ritorno o che almeno così dovrebbe essere.

Affidarsi all’improvvisazione non paga.
Anzi, fa perdere tempo ed energie a chi dovrebbe magari occuparsi di fare altro.

Un professionista come me può valutare un piano, una strategia ed iniziare a lavorare al progetto, liberando tempo ed energie a chi quel progetto deve portarlo a compimento.

Oppure quello che faccio è anche concordare percorsi formativi con quella parte dello staff che poi eventualmente sarà adibita alla comunicazione.

Ma c’è bisogno di un lavoro di squadra: il protagonista della comunicazione sei tu (associazione).
Sei quindi tu che devi insieme a me devi costruire strategia, percorso e poi i contenuti.

Non ci sono ricette e formule segrete: quello che c’è da fare va visto alla luce di un progetto da costruire.

Un sito ben fatto può essere una soluzione?
Dipende.
La pagina Facebook o il lavoro su Instagram?
Forse, ma a priori non si può decidere quello che è più adatto a te!

La pioggia è sempre un’improvvisazione, ma il cielo l’ha preparata con cura.
(Fabrizio Caramagna)