Human to human” si dice.

Siamo portati a pensare che le relazioni trasposte e mediate da uno schermo ci costringano in qualche modo ad alienarci.

Io non sono pienamente d’accordo.

La realtà virtuale non sono i social network, le video conferenze, i webinar …

 

Significato di virtuale

Il dizionario ci spiega che, in fisica, virtuale viene contrapposto a reale, effettivo.

Ma quando ha senso parlare di virtuale, oggi? In quale contesto?

Quando si effettuano simulazioni, ci dice Wikipedia.

Quando dall’altra parte dello schermo abbiamo una persona in carne ed ossa non c’è nulla di virtuale.

E, pertanto, valgono lo stesse regole comportamentali che siamo soliti adottare nella nostra vita sociale.

Piuttosto può cambiare qualcosa rispetto ai tempi, all’istantaneità, al fatto che comunque si è fisicamente distanti e non è poco tutto questo.

Ma dobbiamo sgombrare la mente dal fatto che per il solo fatto di non avere una persona a fianco o che la nostra comunicazione sia “mediata”, sia necessario mutare il nostro linguaggio, rendendolo meno empatico, meno coinvolgente e meramente istituzionale.

È necessario fare un distinguo.

 

Strumenti di comunicazione diretti o mediati da algoritmi

Se utilizzo uno strumento di video/audio/testo che mette in comunicazione due o più persone, non avrò limiti particolari se non il fatto di non essere in presenza.

Certamente dovrò in qualche modo organizzare una conversazione affinchè sia efficace, magari farò più fatica a risultare coinvolgente e a trasmettere il mio essere, tuttavia non avrò intermediari e potrò comunicare in modo diretto.

Se invece uso un social network, che mi permette una comunicazione uno-molti, ma che mi fa passare da un “algoritmo” avrò limiti ed esigenze diverse.

Cioè devo sapere per certo che non raggiungerò esattamente tutte le persone che avrei voluto raggiungere, ma che il mio testo/audio/video sarà mostrato ad un pubblico che il social stesso avrà identificato per me.

Tuttavia, chi riceverà il contenuto finale non sarà una macchina, un algoritmo, ma una persona in carne ed ossa come me, che quindi interpreterà o cercherà di interpretare il mio messaggio.

Motivo per cui il mio messaggio dovrà essere molto esplicito, molto chiaro, molto coinvolgente, di interesse e di valore per lui/lei/loro.

Non potrebbe esserlo una comunicazione asettica, valida per un robot o un’intelligenza artificiale poco sofisticata.

In tutti i casi continuiamo a parlare a delle persone.

 

.. e su Google?

Anche quando vorremmo scalare le classifiche di Google con il nostro sito, abbiamo forse la tentazione di pensare alla mera tecnica ed ai trucchetti.

Ma anche in questo caso la differenza la fanno gli umani dall’altra parte dello schermo, che si soffermeranno sul mio contenuto se soddisferemo le loro esigenze.

A quel punto lo stesso algoritmo si accorgerà che l’uomo in carne ed ossa ha avuto soddisfazione e/o risposta al suo bisogno e inizierà a valutare positivamente quel contenuto.

Sei ancora convinto/a che il digitale annienti i rapporti umani?

Non ti voglio convincere che un aperitivo a distanza o che una call possa sostituire un abbraccio, ma farti riflettere sul fatto che è necessario che manteniamo il livello di comunicazione sul piano “umano”.

La virtualità è altra cosa.

 

Sul mio canale Telegram ogni mattina alle ore 8 mi impegno a condividere qualcosa di utile per aiutarti a comunicare. Non ti offro formule magiche, ma aspetti su cui riflettere. Ti aspetto!

 

(Credits: Foto di Andrea Piacquadio da Pexels)