Mi sono sempre piaciute le bolle di sapone.

Ancora oggi soffiare dentro a quel cerchietto e vederle fluttuare mi fa sognare.

Ma non avrei mai pensato di vivere in una bolla.

Eppure…

Hai mai sentito parlare della bolla dei filtri?

Eli Parisier la definisce come “quel personale ecosistema di informazioni che viene soddisfatto da alcuni algoritmi”.

Hai mai notato come i risultati di una tua ricerca su Google sono diversi da quelli di un’altra persona che effettua la tua stessa medesima domanda al motore?

È solo un esempio, ma fatto sta che se sommiamo questo alla nostra consultazione ed uso dei social il risultato che ne consegue è abbiamo la sensazione che il resto del mondo la pensi come noi, vivendo un contesto ovattato in cui trovano posto opinioni solo simili alla nostra.

Questo non fa altro che polarizzare le nostre convinzioni, il nostro credo, oltre che renderci dipendenti da quanto costantemente emerge dalle notifiche che ci vengono proposte.

Se il prodotto siamo noi, la conseguenza peggiore è che la nostra volontà viene plasmata attraverso pubblicità targettizzate, a causa di algoritmi che spiano e registrano qualunque cosa si faccia.

Ne parla Jaron Lanier nel suo libro “Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social

“Internet non è il male, ma va ripensato profondamente. Compi un gesto che spinga le tech company a cambiare, non resterai tagliato fuori dal mondo. Riprenditi il controllo della tua vita. Cancella subito tutti i tuoi account social.”

Questo il pensiero di Lanier (informatico della Silicon Valley) che punta il focus sul potere manipolativo a cui siamo sottoposti restando nella “bolla”.

Perché succede questo?

Il modello di business di questi colossi consiste nel vendere spazi pubblicitari agli inserzionisti che cercano di catturare la nostra attenzione ed il nostro tempo.

Le ripercussioni di tutto questo non possono non preoccupare.

Sfuggire alle manipolazioni non è cosa semplice e credo che nessuno di noi ne sia completamente esente.
Percepire una realtà che viene costruita dall’intelligenza artificiale che sempre più studia i nostri comportamenti, cercando di anticiparli e di condizionare le nostre scelte, è un qualcosa che sembra più fantascienza che altro, eppure è un dato di fatto.

Ma un algoritmo può discernere l’etica valoriale di ciò che ci propone?

I dubbi sorgono eccome, basti constatare tutto quello che sta accadendo nel mondo.

Complottismi, negazionismi, terrapiattisti … sono solo alcuni esempi di come l’esposizione a certi contenuti possano diventare macchina di propaganda.

L’aumento di divisioni ed il fatto che qualsiasi opinione sia legittima portano a conseguenze deleterie per la nostra società.

Molto interessante il docu-film “The Social Dilemma”  che è disponibile su Netflix.

Oggi abbiamo bisogno di prendere coscienza della bolla in cui siamo finiti e cercare di limitare l’esposizione, le notifiche e, come viene suggerito nel documentario, utilizzare anche soluzioni tecniche per arginare le previsioni algoritmiche.

Non basta, ma può essere un inizio…