Buon compleanno Internaut

Il 23 Agosto 2016 il world wide web ha compiuto 25 anni. Un quarto di secolo fa infatti, si registrò il primo accesso “esterno” alla rete che Sir Bernerd-Lee aveva creato poco tempo prima: un sistema cioè per collegare i computer dei centri di ricerca al fine di condividere le informazioni.

Oggi 3419 bilioni di utenti (dati WeAreSocial) usano Internet. Ma a che punto siamo?

La potenzialità e lo sviluppo tecnologico parlano da sè, tuttavia siamo ancora indietro rispetto all’accessibilità. Restano ancora 4,4 miliardi di persone che non hanno ancora accesso a Internet, di cui il 90% sono nei paesi in via di sviluppo.

Se pensiamo alla banda larga i miglioramenti sono lenti, basti pensare al nostro Paese. Secondo l’ultimo rapporto del Digital Economy and Society Index (Desi), l’Italia è al 25esimo posto sui 28 Paesi dell’Unione europea per diffusione.
Come ricorda un articolo di Vincenzo Scagliarini sul Corriere del 14 Aprile scorso l’Italia a fine anni Ottanta era all’avanguardia. E fino al decennio successivo pure nelle connessioni a fibra ottica. Ora siamo in coda a tutte le classifiche.

La settimana prima Carmine Fotina su Il Sole 24 Ore citava l’impegno del Premier Renzi da qui al 2020 di coprire il 100% del territorio a 30 mega bps e arrivare al 50% di abbonamenti a 100 mega bps con il Progetto Banda Ultra Larga. Secondo l’Istat, gli utenti di Internet nel nostro paese sono il 60,2% (circa 34 milioni 500mila persone), ma solo il 40,3% si connette quotidianamente.

Se pensiamo che circa 7 connessioni su 10 avvengono in mobilità (dati WeAreSocial) e se guardiamo alle abitudini di ciascuno di noi possiamo comprendere come sia un problema economico di non poco conto avere sempre a disposizione una connessione veloce a proprie spese.

Enti pubblici ed esercizi commerciali si stanno lentamente attivando per dotare i propri utenti di un wi-fi (dignitoso o meno questo lo lascerei valutare caso per caso) ma se vogliamo garantirci una connettività dobbiamo mettere mano al nostro portafoglio con costi che a fine mese incidono parecchio sul budget.

Appurato ciò quel che mi chiedo se possiamo considerare Internet uno “strumento” davvero democratico e la risposta che mi viene da dare è no. Ha un potenziale democratico ma nei fatti non è accessibile a tutti.

Se pensiamo ai refrattari o ai non utilizzatori li pensiamo casi isolati e quasi marziani.

Eppure esiste una fascia di popolazione (che si sta restringendo a livello generazionale, perché, non è più vero l’assioma Internet = giovani) che non conosce questo mondo o non vi accede per impossibilità di vario genere, ma penso anche a tutti coloro i quali non possono accedervi se non in determinati contesti o condizioni.

Per noi che ne facciamo uso (e talvolta abuso) abbiamo la possibilità da 25 anni di accedere ad una miriade di informazioni, di comunicare a distanza in pochi istanti, possiamo lavorare dovunque siamo, ci possiamo rilassare o passare il tempo.

Di fronte ad un device capita spesso di sentirsi molto potenti, capaci di comunicare e di amplificare un messaggio, ma basta poco per farci mettere i piedi ben ancorati a terra.

Internet è fatto per l’uomo, per aiutare l’uomo. Non deve diventare l’unico scopo della vita, anche se in 25 anni la vita ce l’ha migliorata eccome.

Pensa all’home banking, al sapere che i nostri parenti stanno bene con il tocco delicato del nostro indice, alla possibilità di approfondire dei contenuti, di superare certe disabilità…

Senza tornare al tema della consapevolezza del nostro approccio al mezzo utilizzato, concludo con la fervida speranza che sia data a tutti (nessuno escluso, se non per propria irrinunciabile volontà) la possibilità di utilizzare il www (come dicevano i Gazosa all’ inizio del XXI secolo) e renderlo davvero democratico.