Quando sento parlare di garantire le uscite sui media nel lavoro ordinario di ufficio stampa mi vengono i brividi.

Mi è capitato di vedere offerte di lavoro, bandi o similari che prevedevano da contratto “ics pubblicazioni garantite” per ottenere il lavoro o come obiettivo da raggiungere.

Non voglio fare l’ingenuo o il purista ma nessuno può garantire uscite sui media al netto di media partnership o accordi commerciali.

Questa tesi credo che i colleghi professionisti possano davvero confutarla.

In primis “il giornalista assicura ai cittadini il diritto di ricevere un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario attraverso chiare indicazioni” (cit. Testo unico dei doveri del giornalista) e quindi vi è da parte di chi riceve le notizie un approccio che mira alla comunicazione ai propri lettori.

Dall’altra parte è altrettanto vero che “le funzioni principali dell’ ufficio stampa sono quelle di selezionare, filtrare e veicolare il flusso delle informazioni provenienti dall’interno dell’ente/organizzazione verso gli organi di informazione. I suoi principali interlocutori sono i mass media: quotidiani, radio, tv, riviste, ecc. in grado di raggiungere precisi e circoscritti target di utenza così come il pubblico di massa in generale.” (cit. Dipartimento della Funzione Pubblica)

Quindi gli aspetti deontologici tutelano il fatto che vi sia una opportunità da una parte e dall’altra di usufruire reciprocamente del lavoro altrui, risulta tuttavia impossibile presumere che questo processo (lecito) di “scambio” avvenga meccanicamente.

Il media può non essere interessato o decidere di non interessarsi ad una notizia.

L’ufficio stampa a sua volta può inviare nel modo errato oppure un contenuto poco idoneo o notiziabile.

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Inoltre è molto complesso (anche per loro oltretutto nel lungo periodo diventa impossibile) stabilire a priori gli spazi che le redazioni possono dedicare a certe cose piuttosto che ad altre perchè le esigenze di vario tipo (economico, editoriale) variano e possono mutare anche molto rapidamente.

Mi smentiscano i colleghi, nel caso.

Ecco che appurato ciò mi risulta alquanto stonata la richiesta che molti professionisti (non dell’informazione o del settore) fanno agli uffici stampa presumendo che sia possibile organizzare spazi redazionali altrui per la propria comunicazione.

Io credo che con un buon lavoro l’Ufficio Stampa possa ottenere ottimi risultati, lavorando con pazienza, metodo e cogliendo le occasioni giuste o inserendosi nei vuoti di informazione che vi possono essere, in un periodo come questo dove gli spazi redazionali sono calati per questioni di entrate economiche e costi di produzione.

Ma la garanzia non ve la può dare nessuno. Io non la concedo, almeno. Per me sarebbe come vendere fuffa.

Quello che vendo è impegno, professionalità, abnegazione e rapporti con i colleghi dell’informazione al fine di farmi trovare pronto suggerendo costantemente notizie, quando se ne possono produrre.

Non significa che con una chiamata, un sms o un “whatsappino” non si segnali l’invio del comunicato stampa e se ne richieda diffusione, ma di certo a queste azioni non può corrispondere in modo matematico un risultato certo e prevedibile.

Non è de-responsabilizzazione, credo sia questione di etica, correttezza e professionalità.