Sono felicemente “reduce” da 30 ore di Master Social Media Marketing con docenti del calibro di Gianpaolo Lorusso, Riccardo Scandellari, Rudy Bandiera e Andrea Boscaro.
Ritengo che la formazione continua ed approfondita debba essere un “must” per un professionista o chi vuole diventare tale.
Tanti argomenti che come spesso capita appassionano e ti mettono in profonda discussione, creandoti entusiasmo ma altrettanta confusione mentale.
Priorità che scricchiolano e to do list che si scombussolano.
Ma ecco che (forse) questi sono proprio i sintomi che la formazione stia facendo il suo giusto corso. Che cioè inizia a sortire in ciascuno di noi l’effetto che deve scatenare.
Mettersi in discussione è l’approccio mentale e poi concreto che mi piace applicare a seguito di lezioni appassionanti di relatori “guru” come quelli che Europa Cube Innovation ha coinvolto.
Ma, a parte queste considerazioni personali di approccio, questa settimana vorrei condividere una riflessione che mi sta sorgendo dopo tutti questi input.
Come è bene esercitare il mestiere di “social media coso“?
A parte tutte le conoscenze tecniche ed esperienziali che sono sempre fondamentali, ho constatato come non ci siano algoritmi che si superino senza un metodo comportamentale.
Cioè?
Senza voler incartarsi con paroloni inutili o anglofoni slang che fanno molto fico, penso che fondamentalmente siamo sempre noi i padroni del successo o insuccesso del nostro voler fare il mestiere di “markettaro del web”.
Bella scoperta, penserai.
Eppure non trovo questo aspetto così scontato.
E’ il come essere (dopo esserci spiegati il perché) che fa davvero la differenza.
Senza la costanza, la passione e la determinazione necessarie non faremo mai passi avanti.
Ma anche senza tanta umiltà non si otterranno i risultati sperati.
Mettersi in discussione di fronte alle cose che ci capitano, che ascoltiamo e leggiamo è un modo per trovare stimoli e spunti per metterci nella direzione giusta delle cose.
Gli algoritmi si rincorrono, i template pure, gli aggiornamenti non durano che qualche settimana. Sentirci arrivati o imparati è l’errore più grosso che possiamo fare.
Ma credete che affrontare senza la giusta dose di passione lo sforzo intellettuale che dobbiamo fare, sarebbe la stessa cosa?
E’ un lavoro duro ma d’altronde necessario. Senza fare sforzi non si ottengono mai risultati degni di nota, è il destino della razza umana.
Passione certamente deve anche diventare per noi sinonimo di competenza, perchè di parolai o venditori di fuffa siamo pieni e ne è pieno il web.
Se è questo il primo insegnamento che ho tratto dopo queste giornate belle ed intense, credo che sia importante anche riflettere quindi su come si debba agire concretamente per fare al meglio il lavoro che ci proponiamo di “vendere”.
Se passione e umiltà non dovranno mai mancare (mischiate alla giusta dose di curiosità, buona lena e competenza), bisogna che il tutto si traduca in azioni coerenti e che si diano soddisfazione agli algoritmi matematici di Google o Facebook ma che siano, anche, fantasiosi, originali e di “qualità”.
Le competenze tecniche non bastano e quelle semantiche pure, se le lasciamo isolate. Non basta l’eloquenza della parola scritta se non la accompagniamo da una strategia che soddisfi alcuni criteri matematico/logici. Non serve maturare conoscenze accademiche nel ramo del marketing pubblicitario se poi pensiamo di utilizzare un social come un volantino old style.
Allora quello che cambia è l’approccio. Quello che cambia e che farà la differenza tra social media manager, tra una strategia vincente ed una fallimentare sarà assolutamente il famoso “come” ci orientiamo nei confronti di questa professione.
Mi sembra questa una base di partenza.