Per dirla in gergo calcistico (anche rimanendo in tema visto che in questi giorni gioca la nazionale) …

“in Italia siamo tutti CT!”

Proprio vero.
Tutti pronti a puntare il dito e giudicare.

E’ successo anche al team del noto istituto bancario vittima di beffeggiamenti sul web dopo la pubblicazione del loro video di team building

Se ne è parlato molto negli scorsi giorni.
Così mi è venuto da riflettere tantissimo.

Perchè questo “vizio” di ergersi a giudici di altri e dal proprio gradino commentare a raffica, non risparmiando umiliazioni e critiche è tipico di un modus operandi molto nostrano e che riscontro nel lavoro quotidiano.

Proviamo a pensare a quanti colleghi lo fanno, a quanti competitors che non si risparmiano, agli haters sui social …

Accade in famiglia talvolta, figuriamoci altrove.

Penso che auto-aggiudicarsi il gradino più alto per potersi permettere di sentenziare sia un comportamento alquanto odioso quanto screditante.

Certo, mettendosi in piazza (online) bisogna accettare il fatto che ci sarà sempre qualcuno che non apprezza ciò che facciamo e che si sentirà nel diritto di criticarci pretestuosamente o no.

Ma proviamo a pensare al fatto che nessuno di noi è perfetto e che non diventiamo più bravi, più belli e più accattivanti se ci mettiamo a criticare il lavoro altrui, presumendo di essere i più “fichi” del mondo.

L’umiltà è una virtù. La falsa modestia no.
Ma c’è una sacrosanta via di mezzo.

Le cosiddette critiche costruttive (magari però ove richieste e se siamo nelle condizioni di poterle fare), i consigli basati sulla propria esperienza, i commenti educati …

Insomma vi sono parecchie strade prima di intraprendere quella dello “sfottò” che si può trasformare viralmente in molto peggio.
Perchè sfogare le proprie frustrazioni contro gli altri è molto facile e siamo tutti leoni da tastiera, perchè troviamo questa soluzione come strada semplicissima.

Tuttavia il web è parte di una vita reale, non è un qualcosa a sè. Dovremmo ricordarci che davanti a noi abbiamo delle persone in carne ed ossa con cui comunichiamo e a cui facciamo arrivare i nostri feedback con facilità e velocità estreme, mediati da un benedetto schermo, ma le parole (diceva quello) sono come “pietre”, talvolta preziose, talvolta macigni insopportabili.

Sarebbe davvero utile guardare in casa nostra, ai nostri problemi, scoprire come migliorarci attraverso anche i successi degli altri. Non far sì che gli insuccessi del prossimo diventino i nostri punti di forza.

Certo il mercato del lavoro non perdona e non possiamo essere dei benefattori, tuttavia un indice per misurare la professionalità per me è anche questo.

Ho avuto esperienze in cui qualcuno si è sentito in diritto di giudicarmi (male) e mettere in dubbio la mia competenza e professionalità. L’ho preso come un momento faticosissimo, ma anche di crescita e profondo stimolo. Standoci male, dormendoci poco…
Ma ne sono uscito più determinato e mi sono ri-messo in gioco, verificando nei fatti quanto fosse vero e quanto invece pretestuoso ciò che mi era stato detto.

Non auguro a qualcuno di passare da questi difficili percorsi per diventare più consapevole e professionale, perchè a mio parere non è moralmente accettabile dover far passare agli altri momenti di buio. Tuttavia diffido moltissimo di certi “fenomeni del web” che sono sempre pronti solamente a criticare e a proporti un metodo unico di lavoro senza prevederne altri e senza badare alle variabili in campo, che sono la vera differenza tra quello che andrebbe fatto e quello che si può fare.

Perchè, capiamoci, di mezzo ci sono sempre il contesto, il budget (inteso come risorse che vengo messe a disposizione), le aspettative del cliente ed i suoi bisogni reali, la mediazione tra proposta del consulente e risposta del cliente, le resistenze ambientali o di mentalità o dei collaboratori… insomma se non ci mettiamo nei panni di chi è in quel contesto e si barcamena tra l’optimun e quello che si riesce a portare a termine è MOLTO meglio tacere.

E comunque anche se fossi il mago della cinepresa prima di deridere il gruppo di Castiglione delle Stiviere ci penserei mille volte perchè alla fine…cosa ne guadagnerei? 20 like? Magari se mi facessi furbo e li contattassi in privato per dare loro qualche suggerimento non sarei mooooolto più professionale?

Le parole sono la più potente droga usata dall’uomo.
(Rudyard Kipling)