Competenze digitali ????

Italia bocciata. Mancano le basi.
Questo in sintesi l’esito di un’indagine dell’OCSE nello Skills Outlook  “Prosperare in un mondo digitale” .
Assieme a Cile, Grecia, Lituania, Repubblica Slovacca e Turchia, viviamo tra i paesi più impreparati ad affrontare le sfide della digitalizzazione.

Fa riflettere questo dato.

A me personalmente preoccupa moltissimo.

Purtroppo, però, non mi sorprende, perchè tendo a constatarlo quasi quotidianamente.

Siamo un popolo in larga parte impreparato, che ignora probabilmente l’importanza di acquisire certe competenze.
Essere refrattari è un atteggiamento che probabilmente arriva da uno spirito conservativo e di poca propensione al cambiamento.

Abbiamo la scusante che l’innovazione avanza e non sta ad aspettare, che non siamo dotati di libretti di istruzione ma ci troviamo nelle condizioni di dover imparare in autonomia, molto spesso.

Ma come noi anche gli altri Paesi.

Quindi si rende necessario prendere provvedimenti.

Urgenti.

La formazione deve coinvolgere maggiormente tutte le fasce della popolazione.
E deve essere una formazione in grado di fornire le giuste competenze digitali e di base per poter comprendere ciò che cambia, come cambia e perchè cambia e renderci consapevoli che un cambiamento è necessario, in modo da poter virare e prendere la direzione corretta che non ci catapulti fuori dal mercato.

La scuola oggi tiene il passo?
No. Stiamo ancora discutendo se non sia il caso di inserire l’educazione digitale curricolare…c’è chi lo fa, ma ancora non in modo capillare e, diciamo, obbligatorio per Legge (metodologia che forse noi italiani capiamo, solo perchè ci viene imposta, come ad esempio l’utilizzo delle cinture di sicurezza in automobile).

Leggevo tempo addietro una ricerca che mostrava quanto il mondo del lavoro non riuscisse ad essere soddisfatto nella sua domanda di personale con competenze di un certo tipo, in quanto scuola ed università non sono in grado, oggi, di formare adeguatamente a quelle che ancora oggi vengono definite “professioni del futuro”, quando in realtà ormai sono del presente, se non del passato (almeno recente).

Essere tardivi in questo, purtroppo, ci sta facendo pagare delle conseguenze.

La poca consapevolezza di quello che sta accadendo e l’impreparazione della classe dirigente diventano motivi per cui andare poco fieri.

Solo il 21% della popolazione tra 15 e 65 anni ha un buon livello in abilità come calcolo, scrittura e lettura.

Da questo puoi anche tu dedurre come me che il problema sia profondo.

L’analfabetismo funzionale continuerà ad aumentare non permettendo l’apprendimento e la fruizione dei benefici del mondo tecnologico.

Bisogna fare qualcosa?

Sicuramente.

Scuola, istituzioni e mondo produttivo hanno bisogno di sedersi assieme per porre rimedio a tutto questo.

Investire in formazione diventa determinante, partendo dalle basi.

Parlare a chi non è disposto ad ascoltare è inutile, ma anche parlare a chi non ha le fondamenta per comprendere è un serio dramma.

Tutto torna, non ti pare?

Guardati attorno e nel tuo piccolo poni rimedio: datti un’occasione formativa, colma qualche lacuna. Fondamentalmente fai bene alla comunità, oltre che a te stesso/a.

 

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