Le idee, talvolta geniali, vengono e vanno.
Sono questioni di attimi, spesso anche fuggenti.
Catturarle e non perderle è un qualcosa di assolutamente fondamentale.
Grazie agli smartphone in qualsiasi posto saremmo pienamente in grado quindi di annotarci la cosa e valutarla senza farci trascinare dall’entusiasmo.

Certo, le occasioni vanno colte al volo, direte.
Tuttavia nell’ambito del mio lavoro vedo che nel rapporto col cliente si possono correre due rischi.

Il primo è quello dell’idea fantastica messa in atto subito, senza un minimo di visione del sistema complessivo di comunicazione e di un piano strategico ed editoriale.
Se non si coglie l’attimo però…
Certo talvolta diventa inevitabile, ma siamo sicuri che non si riesca a ragionare in prospettiva e tenersi in canna l’ideona?

Il secondo rischio è quello di pensare che l’idea estemporanea sia assurda o troppo lontana dalla propria quotidianità facendo subentrare meccanismi inconsci come “abbiamo sempre fatto così” oppure “non ce lo possiamo permettere”.

Improvvisare è meraviglioso, ma non puoi farlo a meno che tu non sappia esattamente cosa stai facendo.
Christopher Walken

Bisogna quindi che si chiarisca il concetto di strategia di comunicazione.
Perché altrimenti (idee geniali a parte) si dovrebbe giustificare il fatto di “scrivere un post quando ho tempo o quando ho l’ispirazione”, salvo il fatto poi di lamentarsi perché “il web non serve a nulla”.

Inoltre dovremmo verificare se è proprio vero che “dovrei ma non posso, non ho tempo” che ogni tanto mi sento ripetere quando fornisco consulenze formative.

La comunicazione non è una scienza esatta, intendiamoci.
Va appunto pensata, ragionata e programmata con un piano strategico complessivo e adattata a ciascun contesto.

Quindi desistere dall’impulso di approfittare dell’instante in una logica di custodire l’idea per inserirla ad hoc in un piano non penso proprio possa essere considerata un’occasione mancata.

Certo che se fossi un cronista e non fossi tempestivo nel comunicare non farei il mio mestiere, tuttavia cerchiamo di calarci in altre realtà con questi ragionamenti.

Approcciandomi ad ogni cliente io mi faccio queste domande:

  • qual è il suo obiettivo?
  • chi sono i suoi competitor?
  • chi è il suo target di riferimento?
  • quali azioni sta facendo?
  • come valuto ciò che sta facendo?
  • quali punti di forza e di debolezza?
  • quali contenuti andrebbero veicolati? quali elementi di fantasia possiamo utilizzare e veicolare?
  • quali strumenti gli possono essere utili?
  • quale linguaggio/audience/tono di voce gli suggerisco?
  • quale piano editoriale programmare a seconda degli obiettivi (macro e micro) scelti?
  • chi fa cosa?

Dentro questo quadro, ecco che quando arriva l’idea geniale (a me o al cliente) … la inserisco nel quadro, quando e dove si armonizza al top.

Uno dei modi migliori di vanificare i contenuti è non legarli a degli obiettivi. Bisogna sapere perché si sta creando contenuto.
Ellen Gomes