Non scrivo qualcosa sul blog da quasi un anno.

Era il Febbraio scorso quando ho condiviso un articolo con le poche persone che sentono il desiderio di leggere quello che pubblico su questo mezzo di comunicazione che ho aperto un po’ di tempo fa.

Passati praticamente dodici mesi volevo fare una piccola riflessione sul 2015: anno impegnativo e di grosse novità professionali.

Il SOCIAL è diventato sempre più uno strumento per il mio lavoro. Tramite i SOCIAL e con i SOCIAL lavoro e mi si sono aperte nuove collaborazioni.

La Treccani definisce SOCIAL NETWORK un servizio informatico on line che permette la realizzazione di reti sociali virtuali.

Nulla da eccepire.
Ma se queste reti sociali da virtuali si trasformassero in reti sociali della vita reale?

Ecco, la mia storia nell’anno appena trascorso si può riassumere così.

Un networking reale che mi ha portato a due progetti professionali interessanti, che mi stanno stimolando ed impegnando (aggiunti agli altri che non ho abbandonato).

Dirigere una testata giornalistica e fare il formatore sono due professioni di cui sono parecchio fiero ed orgoglioso.

Quando poco più che adolescente mi approcciavo a sistemi di mailing casalinghi o improvvisavo articoli per il web non mi sarei mai aspettato che fosse quello l’inizio di una “gavetta”.

Oggi ai miei figli (troppo piccoli per comprenderlo) vorrei raccontare che ogni singola esperienza che facciamo nella nostra vita può essere davvero un’occasione che va sfruttata e gustata sino in fondo. Per me è stato così e credo che la mia “fortuna” possa essere trasferita ad altri.

Coltivare una passione, cercare con la fantasia e la dovuta cocciutaggine che mi contraddistingue di poterla crescere e trasformare, non è sognare ad occhi aperti, ma credo sia trovare la strada per impegnare la propria vita in un progetto che appassiona e che dà gusto.

Il dibattito che verte sulle trasformazioni del mondo del lavoro mi fa sorgere qualche riflessione, perchè credo che si debba prendere atto di un cambio irrimediabile di un modello che non si può più recuperare. Senza dare accezioni di merito a ciò penso sia produttivo investire il tempo nel capire come i giovani e meno giovani di oggi e di domani possano avere un futuro.

La prima cosa che dirò ai miei figli è quella che l’inoperosità e l’apatia sono mali primari da combattere. E che fare sempre e solo svogliatamente il proprio compitino nella vita non paga.

E’ necessario spendersi, mettersi in gioco, SOCIALizzare, ampliare i nostri orizzonti e prendere al volo le occasioni che passano per provare a scegliere il proprio destino. Stare fermi non aiuta, l’umiltà e la buona volontà pagano più di tanta spocchia fasulla, la cultura non è un valore fine a sè stesso ma l’istruzione deve essere finalizzata alla forma mentis e al potere avere gli strumenti giusti per poter barcamenarsi.

La storia di ciascuno è difficilmente replicabile e l’atteggiamento di chi in modo violento e saccente mostra la propria esperienza come “unica via di salvezza” non fa per me ed è un atteggiamento che ho sempre mal digerito. Ma la storia di ciascuno di noi forse può aiutare qualcun altro se viene raccontata con lo spirito più SOCIAL che le si può attribuire.

In questo pseudo racconto ho volutamente ripetere in modo ridondante il termine SOCIAL e me ne scuso. Ma in queste riflessioni ho cercato di attribuire un termine reale e concreto ad un concetto del quale si abusa spesso in modo molto superficiale. Così ne ho abusato anche io contestualizzandolo in modo differente.

Ma vorrei concludere il mio ragionamento, fatto su questo blog come se ne parlassi a quattr’occhi con chi avrà avuto la pazienza di leggere fin qui, esprimendo la mia profonda soddisfazione per quel ho la fortuna di fare e che mi sono un po’ costruito in un percorso fatto di tante altre cose in 37 anni di vita.

Poter dare un senso all’utilizzo di strumenti sul web concretizzandone il loro utilizzo e provando a farne capire lo scopo è per me un ottimo bilancio di un anno vissuto tra tastiere, mouse, tablet, iphone e rapporti interpersonali affettivi e non.
E’ un modo per verificare appieno che l’acquisizione di competenze e l’alimentare le passioni non sono stati step inutili ma che stanno dando un senso alla mia vita professionale.

E’ certamente una fortuna poterlo ammettere, ma credo che ogni tanto la fortuna vada un po’ incoraggiata e pazientemente alimentata.

La goccia d’acqua scava la pietra, no?